DON MARCO POZZA E IL BRIVIDO SULLA PELLE DI DIRE “PADRE NOSTRO”

Nella serata di ieri sera, il cappellano del carcere di massima sicurezza di Padova, Don Marco Pozza (conosciuto anche come don spritz) ha illuminato nel vero senso della parola gli occhi, le anime e i cuori di una chiesa gremita di persone. Non è stato un dialogo semplice da ascoltare perché segnato anche da parole dure, che hanno fatto davvero tremare i presenti per le emozioni che hanno messo in circolo.

Una delle più grandi difficoltà è quella di riuscire a capire la complessità del mondo in cui viviamo, ma non tanto per i tanti eventi o drammi che lo coinvolgono, quanto invece per la grandissima varietà di punti di osservazione da cui esso è guardato ogni giorno. Tante persone diverse, si traducono in molti sguardi diversi con cui interpretiamo ciò che ci circonda, il nostro quotidiano.  “L’occhio di un papà in una famiglia vede certe cose e certe persone attorno a lui che lo spingono a vivere la propria giornata con determinati obiettivi; l’occhio di una persona detenuta, invece, vedrà la stessa realtà, lo stesso mondo da una prospettiva diversa”. Ciò che conta veramente, allora, diventa fare qualcosa che lasci il segno! E, come ha fatto capire a tutta l’assemblea con l’esempio della storia di Annibale e degli elefanti sulle Alpi, “se una strada davanti a noi non c’è, sta a noi aprirne una di nuova”, solo così potremo vivere appieno per realizzare grandi sogni ed ideali, uscendo dal nostro piccolo orticello, per coltivare il grande giardino che Dio ci ha affidato.

E se fosse una bambina a mostrarci come il nostro modo di agire e pensare sia spesso purtroppo condizionato da “regole formali” che ci impediscono di essere veramente Cristiani? Ci crederemmo veramente? Don Marco si, e ha catturato l’attenzione di tutti quando ci ha riportato l’esempio della sua cuginetta che gli ha detto, in occasione della lavanda dei piedi del Giovedì Santo “ma zio, sono capace anche io di lavare i piedi puliti di una persona!”. Quell’inginocchiarsi ai piedi di una persona, richiede fatica certo, ma è anche l’espressione di un amore profondo, quello che Gesù ci ha trasmesso invitandoci ad essere cristiani con “l’odore delle pecore addosso“, come disse Papa Francesco, durante un suo viaggio sulle orme di d.Primo Mazzolari e d.Lorenzo Milani. Lavare i piedi sporchi diventa allora quel segno distintivo di coloro che accettano senza condizioni di vivere secondo la via aperta da Gesù! Dobbiamo chinarci, non pretendere di scegliere chi avere affianco o a chi dare un aiuto e a chi no; mettere tutto quel che possiamo donare nelle nostre mani per prenderci cura di chi ci verrà affidato, con semplicità ed umiltà.

Ma allora qual è la grande difficoltà di essere cristiani vivi oggi? Riuscire a vivere ogni giorno in modo unico ed eccezionale, così come lo è la Parola di Dio, ponendoci in ascolto  del Padre di tutti noi: Dio. E proprio della parabola del “padre misericordioso” abbiamo parlato. Come in tanti altri pezzi del Vangelo, qui è Gesù che indossa le vesti di quel papà che ha saputo dare libertà ai propri figli, un padre che non è stato egoista nei confronti dei propri figli perché condivideva con loro la sua gioia, la sua felicità nel vedere tornare a casa anche il figlio giovane, dopo che aveva speso tutta la sua ricchezza in modo dissoluto. Non di certo un’attesa semplice quella di attendere il ritorno di un figlio, segnata dall’impegno costante di tenere viva la memoria. Ed è stata proprio la memoria di quel padre buono che lo aspettava a casa a spingere il figlio scappato a ritornare sui propri passi per chiedere perdono al cielo e al padre.

Già vedendolo da lontano il papà si commosse e gli corse incontro, senza aspettare di ricevere nulla in cambio. Il suo amore, cresciuto in quel tempo di attesa, è esploso, non poteva che realizzarsi in un abbraccio che ha ricongiunto il figlio con il suo papà. Credere nella resurrezione dei viventi è la grande sfida di oggi. Una quotidianità in cui le persone, in cui ognuno di noi, ha spesso paura di correre il rischio di essere pervasi dall’amore di Dio, nostro papà. E forse è questo il motivo di tanta scarsa presenza nelle varie comunità cristiane. Sta a noi fare il primo passo di questo cammino, sapendo che Dio veglia ed è trepidante di riaccogliere tra le sue braccia tutti i suoi figli, nostri fratelli e sorelle.

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