QUARTO INCONTRO DEL CAMMINO DI AVVENTO

 

NADFAS at workQuarto e ultimo incontro del cammino spirituale d’Avvento che quest’anno hanno fatto muovere i primi passi insieme le nostre parrocchie di Povolaro, Dueville, Vivaro e Passo di Riva chiamate già dal prossimo anno all’unità pastorale.

E sempre d. Diego che con la sua semplicità nel raccontare e il suo spessore di fede ci ha presentato la figura di Maria, personaggio chiave nel mistero dell’incarnazione. E’ l’icona dell’Annunciazione che ci sarà presentata domenica prossima 4^ di Avvento, la Madre di Gesù e Madre di tutti noi. E all’origine troviamo sempre l’amore preveniente di Dio a colmarla di Grazia,  primato assoluto è l’iniziativa di Dio. E’ Lui che prende l’iniziativa, è lui la sorgente della Grazia.

Ed è caratteristica di Dio sempre precederci, anticiparci. Il suo amore non lo meritiamo non è frutto delle nostre opere buone ma del suo amore. E di Maria hanno colpito le parole del Vescovo Tonino Bello:

Maria viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro. Intanto, Maria viveva sulla terra. Non sulle nuvole.  I suoi pensieri non erano campati in aria.. Anche se 1’estasi era 1’esperienza a cui Dio spesso la chiamava, non si sentiva dispensata dalla fatica di stare con i piedi per terra. Viveva una vita comune a tutti.

Simile, cioè, alla vita della vicina di casa. Beveva l’acqua dello stesso pozzo. Pestava il grano nello stesso mortaio. Si sedeva al fresco dello stesso cortile. Anche lei arrivava stanca alla sera, dopo una giornata di lavoro. Anche a lei un giorno le dissero: Maria, ti stai facendo i capelli bianchi…

 Si specchiava, allora, alla fontana e provava anche lei la struggente nostalgia di tutte le donne, quando si accorgono che la giovinezza sta sfiorendo.

Chi sa a quante porte ha bussato chiedendo qualche giornata di lavoro per il suo Gesù, nella stagione dei frantoi. Chi sa quanti meriggi ha malinconicamente consumato a rivoltare il pastrano logoro di Giuseppe, e ricavarne un mantello perchè suo figlio non sfigurasse tra i compagni di Nazaret.

Come tutte le mogli, avrà avuto anche lei dei momenti di crisi nel rapporto con suo marito, del quale, taciturno com’ era, non sempre avrà capito i silenzi. Come tutte le madri, ha spiato pure lei, tra timori e speranze, nelle pieghe tumultuose dell’adolescenza di suo figlio. Come tutte le donne, ha provato pure lei la sofferenza di non sentirsi compresa, neppure dai due amori più grandi che avesse sulla terra. E avrà temuto di deluderli. O di non essere all’altezza del ruolo.

E, dopo aver stemperato nelle lacrime il travaglio di una solitudine immensa, avrà ritrovato finalmente nella preghiera, fatta insieme, il gaudio di una comunione sovrumana. Santa Maria, donna feriale, forse tu sola puoi capire che questa nostra follia di ricondurti entro i confini dell’esperienza terra…

Se per un attimo osiamo toglierti l’aureola, è perchè vogliamo vedere quanto sei bella a capo scoperto. Se spegniamo i riflettori puntati su di te, è perchè ci sembra di misurare meglio l’onnipotenza di Dio, che dietro le ombre della tua carne ha nascosto le sorgenti della luce... Ma quello che ti colloca all’interno della casa di Nazaret, dove tra pentole e telai, tra lacrime e preghiere, tra gomitoli di lana e rotoli della Scrittura, hai sperimentato, in tutto lo spessore della tua naturale femminilità, gioie senza malizia, amarezze senza disperazioni, partenze senza ritorni.

Santa Maria, donna feriale, liberaci dalle nostalgie dell’epopea, e insegnaci a considerare la vita quotidiana come il cantiere dove si costruisce la storia della salvezza. Allenta gli ormeggi delle nostre paure, perchè possiamo sperimentare come te l’abbandono alla volontà di Dio nelle pieghe prosaiche del tempo e nelle agonie lente delle ore. E torna a camminare discretamente con noi, o creatura straordinaria innamorata di normalità, che prima di essere incoronata Regina del cielo hai ingoiato la polvere della nostra povera terra.

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